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Fulvio Roiters

Il Formato 24×36

Un fotografo Veneziano della seconda metà del ‘900, un viaggiatore che amava raccontare con la fotografia. Subito dopo essersi diplomato come perito chimico,a circa venti anni inizia a dedicarsi alla fotografia della quale ne sviluppa una professione. Il suo primo viaggio di lavoro lo portò in Sicilia dove collabora con la rivista Camera creandosi in poco tempo il nome su scala internazionale. Da li nascono collaborazioni con varie riviste dandogli l’opportunità di girare il mondo come fotografo di reportage. Rimane molto legato al suo luogo d’origine dove nel tempo sviluppa molti volumi uno dei primi nel 1954 “Venise à fleur d’eau”. Predilige il bianco e nero associandolo alla sua grande capacità narrativa e visione poetica, sviluppando un formato, al tempo inusuale, quello rettangolare 24×36 creandosi una impronta personale e lanciando quindi una nuova tendenza dell’immagine nel campo editoriale. Questa essenzialità del bianco e nero che prevale sul colore gli da modo nel 1956 conTerra di San Francescodi aggiudicarsi il premio Internazionale dell’editoria Nadar, un ambito premio assegnato successivamente anche ad altri due Italiani, Ferdinando Scianna e Gina Lollobrigida. Durante la sua carriera, pubblica oltre cento volumi su molte città Italiane e nel mondo. Molti dei suoi lavori sono comunque svolti a colore, creando anche in questo caso una sua matrice che lo distingue dagli altri tanto che Paolo Morello docente dell’Università IUAV di Venezia, asserisce che potrebbe esserci la possibilità che esistano due Roiter diversi. Italo Zannier fotografo e critico della fotografia attesta che, Fulvio Roiters la bellezza non l’ha cercata, ma l’ha costruita e definita in immagine con il suo pensiero ideologico. Continua il contributo a Venezia nel 1974 con “Venezia viva e successivamente nel 1977 con “Essere Venezia”dove si consacra sulla scena mondiale con una tiratura di oltre un milione di copie e disponibile in quattro lingue, un successo dichiarato dalla critica ”un caso editoriale senza precedenti”. Muore nella sua amata Venezia nel 2016 all’età di 90 anni lasciandoci un archivio fotografico a disposizione grazie a sua figlia Jessica che istituisce La Fondazione Fulvio Roiter con lo scopo di divulgare la fotografia nonchè di portare a luce le inedite opere del fotografo Veneziano.

David Bailey

Nasce a Londra il 2 Gennaio 1938 e passa la sua infanzia nell’East Ham dove all’età di soli quindici anni lascia la scuola ed inizia il suo mondo lavorativo facendo varie esperienze fino all’arruolamento nel 1957 con la Royal Air Force, l’aeronautica militare del regno unito quando per caso comprando la sua prima Biottica inizia a scoprire il mondo della fotografia. Dopo un solo anno, nel 1958 decise di congedarsi e di diventare fotografo provando ad entrare nei college e in qualche studio fotografico ma con molte difficoltà e molte negazioni. Riesce ad ottenere un posto da assistente e dopo circa due anni grazie al suo impegno ottiene un’assunzione da fotografo nello studio di John Cole, poco dopo ebbe una grande opportunità ottenendo un contratto con la British Vogue. Cavalca l’onda rivoluzionaria degli anni’60, un periodo che vide emergere nuove idee culturali oltre nuove proposte musicali e della moda. Per la prima volta i fotografi frequentando artisti, musicisti, attori e personaggi dello spettacolo diventano vip, sono partecipi della scena. Bailey Insieme a Terence Donovan e Brian Duffy creano una pubblicazione chiamata Box of Pin-Up, si trattava di una scatola di stampe dove ritraggono nomi del tipo Terence Stamp, I Beatles, Mick Jagger, Jean Shrimpton, PJ Proby, Cecil Beaton, Rudolf Nureyev. Ne riuscì un grande successo ma avendo all’interno anche scatti che ritraevano due Gangster Londinesi, gli fù negata la pubblicazione in America e la seconda edizione in Inghilterra ma nonostante ciò la collezione ormai aveva dilagato e superò le 20.000 Sterline di valore. Nel 1966 fu prodotto Blow Up, un film di Michelangelo Antonioni che racconta il lavoro e gli amori di un fotografo ispirandosi proprio a David Bailey. Fotografa il mondo della moda ma produce anche copertine per i Rolling Stones e Marianne Faithfull. Nel nostro continente lavora con Vogue dal 1970 al’88 nel campo della moda e delle sfilate Romane oltre che spot televisivi. Nel 1981 realizza la copertina del 33 giri Strada Facendo di Claudio Baglioni ed alcuni documentari tra cui Andy Warhol, Cecil Beaton e Luchino Visconti. La sua vita sentimentale ha visto quattro matrimoni rispettivamente con Rosemary Bramble, l’attrice Catherine Deneuve, la modella Marie Helvin e con la modella Catherine Dyer. Un uomo con forte determinazione e dedizione alla sua arte, sono tanti i suoi lavori e riconoscimenti qui non elencati, uno di questi è l’Ordine dell’Impero Britannico conferitogli nel 2001.

Cecil Beaton

Il Fotografo della Famiglia Reale

Londinese di nascita Cecil mostra fin da giovane interesse all’arte, spronato e incoraggiato soprattutto dalla sua famiglia. In una sua biografia racconta un aneddoto, racconta di aver provato curiosità nella fotografia quando all’età di tre anni trovò delle cartoline di varie attrici. Da quel momento inizia a cercare e raccogliere tutte le cartoline di attrici, modelle o persone dello spettacolo. Un aneddoto, ma proprio questo particolare lo fa innamorare della fotografia. Per il suo undicesimo compleanno gli fu regalata dai suoi genitori una Kodak Brawnye box e inizia a sperimentarla facendo posare le persone a lui più vicine. Dopo gli studi alla Cambridge University approfondisce la fotografia, allo stesso tempo inizia a disegnare abiti prima per la tv e successivamente per il cinema aggiudicandosi due Oscar. Un suo abito bianco e nero indossato per “My Fair Lady”, diventa un’icona per la moda attuale. Nel 1927 la già nota Vogue non perde occasione per assumerlo come disegnatore e nel tempo riesce a farsi apprezzare anche come fotografo dove riscuote gran successo tanto da diventare nel ’40 fotografo ufficiale del Ministero dell’informazione con la possibilità di viaggiare per il mondo soprattutto Cina e Medio Oriente mettendo più volte a repentaglio la propria vita. Ritrae dai soldati ai capi di Stato e proprio le foto di questo periodo sono quelle che lo iniziano a rendere noto. Il suo carattere, la vita mondana nei locali e nei salotti di alta borghesia gli danno modo di ritrarre personaggi stravaganti noti e in cerca di notorietà. Le sue foto verranno pubblicate anche in Vogue America. Fortunato di vivere la sua maturità a cavallo della Prima e la Seconda guerra dove si viveva di spensieratezza e grandi cambiamenti diventa anche fotografo della Famiglia Reale ritraendo la Regina in una veste più umana, più vicino alla vita comune. Fino a quel momento era vista come una donna dal carattere duro. Proprio dalla Regina gli viene dato il titolo di Sir Cecil Walter Hardy Beaton. Nei suoi soggetti, tutti di rilevante importanza come la stessa Regina, Marilyn Monroe, Grace Kelly, Greta Garbo, personaggi del mondo della pittura o dell’editoria, tutti ritratti con pellicole bianco e nero va a cercare dettagli inusuali che possano dare al lettore la percezione profonda del personaggio diversamente da come la si conosce. Con il suo talento riesce a far emergere elementi mai visti sotto gli occhi di tutti. Ciò che dava notorietà a Beaton era il fatto che non era solito scattare ma era sua abitudine, ovunque, creare la scena giusta ed utilizzare Gelatine colorate o lamine d’argento per riflettere la luce. Ha contribuito a dare il senso di estetica alla moda e al cinema curando tutti i particolari nella scena. Anche nella fotografia di guerra si distingue raccontando invece di soffermarsi sugli orrori, il lato umano, lo spirito di ricostruzione. Un suo celebre scatto è la bambina nel letto di un ospedale che stringe in mano la bambola di pezza. Scatto che avrà posto in copertina di Life dove farà il giro del mondo scuotendo i governi e l’opinione pubblica a parlare di conflitti tanto da contribuire l’intervento nel conflitto mondiale degli Stati Uniti d’America.

Annie Leitbovitz

La fotografia di ritratto

Nasce a Waterbury, USA da una famiglia benestante, il papà ufficiale dell’esercito, la mamma un’affermata ballerina. La sua vita è travagliata da spostamenti continui per via del lavoro di suo padre, spostamenti tra caserme e basi militari nel mondo. E’ proprio in uno di questi viaggi che scopre la fotografia, ma sarà la figura della mamma istruttrice di danza che la influenzerà al mondo dell’arte. La mamma possedeva una macchina fotografica e aveva l’abitudine di fare foto alla famiglia durante la giornata e soprattutto nei cambiamenti proprio per documentare la crescita dei figli. Di ritorno negli Stati Uniti si rende conto che è infastidita da quello stile di vita con cambi repentini e abitudini sbagliate e decide di rivoluzionarla, decide di lasciarsi tutto alle spalle e iniziare a vivere a modo suo. Lo fa dedicandosi all’arte iniziando anche un corso di pittura e di finire gli studi nell’istituto d’arte di San Francisco. Continua a crescere cosi la conoscenza per la fotografia studiando i già celebri Robert Frank, Cartier Bresson, apprendendone le tecniche, determinando che la fotografia sarà il suo lavoro. Così inizia pian piano collaborazione con riviste locali facendosi apprezzare per la sua determinazione e capacità tecniche. Predilige fin da subito il ritratto. Approda alla rivista Rolling Stone grazie ad un suo lavoro svolto in terra di Israele documentando la vita dei volontari Americani, un portfolio che le darà visibilità a tante agenzie. Lavora per Rollig Stone per circa 13 anni ritraendo volti noti dello spettacolo, del cinema e iniziando a seguire gruppi musicali riesce ad entrare nel cuore dei Rolling Stones seguendo le loro tournee. Non ha solo aspetti positivi la sua vita, è da tempo nel vortice dell’alcol e della droga, assiste alla scomparsa della sua compagna di vita, l’amore più grande. Da li a poco segue l’uccisione dell’ormai amico John Lennon, tra l’altro da lei fotografato nudo che abbraccia la moglie Joko Ono proprio qualche ora prima dell’accaduto. Queste vicende di grande dolore la portano alla decisione di disintossicarsi e lasciarsi un periodo di fermo dalla fotografia per riorganizzare tutto il suo passato, tutte le sue opere, ma la sua fama è altissima e tanti sono gli artisti, politici, musicisti, attori che vogliono essere ritratti da lei. Partecipa a note campagne pubblicitarie ed esposizioni, riceve anche premi ambiti come l’Infinity Awards e pubblica numerosi libri, diventa ritrattista di Vanity Fair, realizza calendari Pirelli e Lavazza e in quello Pirelli nel 2016 ritrae 12 donne tra cui Yoko Ono, Tavi Gavinson e Patti Smith. Il lavoro sui ritratti è forse il più noto quello della Regina Elisabetta II, passando per il Presidente Obama e la sua famiglia, fino a vip ed artisti come Leonardo Di Caprio, Angelina Jolie, lennon, Maryl Streep e molti altri. Sono immagini molto diverse tra loro, per tecnica, scelte e composizione. Annie ricerca la bellezza all’interno delle sue fotografie e riesce a trovarla avvicinandosi all’anima dei suoi soggetti, riesce con questo atteggiamento mantenendo un sottile velo di distacco a raccontare, in maniera quasi imparziale, anche gli ultimi giorni di vita della sua compagna.

Giovanni Gastel

Il Fotografo dell’alta borghesia

Milanese di nascita classe ’55 di famiglia borghese cresce circondato dall’arte infatti fin da giovane di diletta a recitare in teatro e a scrivere poesie pubblicando una raccolta “Casbah” ma da li a poco abbandona queste passioni e inizia a dilettarsi con la fotografia da autodidatta. In uno scantinato al centro di Milano prende forma il suo primo studio, insieme a due suoi amici con attrezzature di fortuna e rimediando da qualche negozio in chiusura e qualche conoscente, elementi d’arredo per creare qualche scena, ma con la grinta di sapersi vendere e sapersi mettere in gioco determinato ad arrivare in alto. Inizia a frequentare l’alta borghesia di Milano dove girava qualche soldo e soprattutto dove si potevano fare conoscenze per il mondo del lavoro. Infatti proprio da li prende forma la sua crescita e il suo primo vero incarico, quello per la casa d’aste Londinese Christie’s. E’ con l’incontro con Carla Ghiglieri, successivamente diventata il suo agente che inizia a conoscere il mondo della moda. Dal 1982 iniziano le collaborazioni con Vogue Italia, Edimoda e Mondo Uomo e Donna. Segue una ascesa impetuosa tra l’80 e il ’90 con le campagne di Versace, Missoni, Trussardi, Ferragamo e altri brand in voga fino ad arrivare a lavori in Francia, Inghilterra e Spagna. E’ con la Triennale di Milano curata da Germano Celant da lui dichiarato il miglior Art Director di tutti i tempi che le sue foto iniziano ad apparire su riviste internazionali insieme alle foto di fotografi come Toscani, Barbieri, Scianna, Helmut Newton, Avedon, Annie Leibovitz. La sua fotografia di ritratto lo rende un’icona avendo fotografato personaggi di ogni spessore dal mondo dello spettacolo alla politica ritraendoli con la sua filosofia dando un indirizzo diverso ai suoi soggetti interpretandoli con il proprio sapere. Ci lascia il 13 marzo 2021 ma lo ricorderemo come uno dei migliori interpreti. La sua ultima mostra al Maxxi di Roma nel 2020 racchiude i suoi 40 anni di carriera con circa 200 foto selezionate tra cui Barack Obama, Ettore Sottsass, Roberto Bolle e Marco Pannella. Il suo impegno professionale non si limitava solamente alla fotografia ma è stato anche socio dell’AFIP di cui diventa anche presidente, entra nel consiglio di amministrazione del Museo di fotografia contemporanea e partecipa al consiglio di amministrazione della Fondazione IEO CCM ovvero il Centro Cardiologico Monzino.

Lagustelli di Percile

Tesori dalla natura

Un oasi naturale facente parte e tutelato dall’Ente parco dei Monti Lucretili nascosto in boschi di conifere che ci riporta ad un paesaggio alpino, un oasi dove la vegetazione rispecchiandosi sulle acque ci regala una sensazione di vivere capovolti e un verde smeraldo da tenerci con il fiato sospeso, un oasi che nel 2008 è stata dichiarata Sito Internazionale per la Tutela della Biodiversità. Nati da un processo carsico dove con il crollo, il deposito di materiale argilloso ha reso il fondo impermeabile dando origine a tre laghi ma ad oggi sono rimasti il lago Marraone e il lago Fraturno. Situati a Percile un comune di circa 220 abitanti nel comune di Roma a circa 750M s.l.msi possono raggiungere dal comune stesso con la vettura fino ad arrivare al cancello dell’area naturalistica o a piedi uscendo dal centro storico e seguendo le tabelle descrittive. Alla portata di tutti anche ai poco esperti in escursione, un percorso sterrato di quasi 2km inizialmente pianeggiante ma nel secondo tratto in discesa rimanendo sempre piacevole e non impegnativo, un percorso tra rovi di more selvatiche e biancospini, rosa canina e cardi multicolore che aggiungono piacevolezza e tranquillità durante la passeggiata. Meta, fuori percorso, anche dei pellegrini del cammino di San Benedetto che passa proprio nel centro di Percile e la valle che lo circonda, raggiungibile anche da Licenza e Mandela passando da Colle Franco e Fosso Roscelle ci si addentra in un paesaggio stupendo quasi tutto sottobosco con la presenza di ruscelli e salti d’acqua, un percorso adatto ai più esperti o per lo meno allenati. Si arriva al lago Fraturno quello più vitato e frequentato dai visitatori, con la presenza di spiaggette e aree dove riposarsi e far giocare i bambini per poi passare al lago Marraone più impervio essendo situato più in basso con scoscese percorribili da escursionisti esperti e attrezzatura adeguata. Dopo la giusta sosta si può percorrere il sentiero di ritorno con la soddisfazione di essersi ossigenati ed aver goduto di un ambiente lontano dalla propria vita quotidiana. Passando per Percile si può visitare la chiesetta di S.Anatolia del XVI secolo con i suoi affreschi e Palazzo Borghese originariamente proprietà degli Orsini ed oggi sede dell’amministrazione comunale.

Riserva Naturale di Monte Catillo

I luoghi d’interesse

Ci sono sensazioni in ognuno di noi, sappiamo di avere legami intrinsechi con qualcosa senza neppure sapere la natura, ci sono luoghi che anche se non conosciamo sappiamo di averli dentro. A Tivoli si cresce con la consapevolezza di avere un tesoro di averlo a disposizione ogni qualvolta ce ne sia bisogno, un tesoro che ci regala freschezza e relax ma allo stesso tempo ci dà amarezza quando nel periodo estivo lo si vede invadere dalle fiamme (il più delle volte dolose) e impotenti rimaniamo li a guardarlo. Il Monte Catillo dai Tiburtini chiamato Monte della Croce, di conformazione carsica è una riserva di circa 1300 ettari istituita nel 1997 circondata da un anello sentieristico dove si agganciano percorsi che si allargano in tutta l’area del Parco dei Monti Lucretili della quale la stessa riserva ne fa parte. Sono molti i frequentatori, sia cittadini in cerca di svago sia sportivi in allenamento ma anche intere famiglie ed escursionisti forestieri amanti della natura. Un luogo pieno di risorse a partire dalla Sugheretaun bosco di quercia da sughero della quale gli esperti dicono si sia generata grazie al microclima dato dal fiume Aniene e i suoi salti d’acqua. Ricca di fauna selvatica conla presenza di cinghiali, volpi, isrtrice, scoiattolo, bisce e si dice da studi fatti della presenza di circa 40 specie di volatili tra cui il rampichino, il picchio muratore, l’allocco, il picchio rosso maggiore e da qualche tempo si può notare l’elegante volo della Poiana. Si può godere della vista incantevole della campagna Romana scorgendo l’abitato Tiburtino e parte della Villa Gregoriana con il Tempio della Sibilla. Sono vari gli accessi sentieristici, quello principale dalla strada che porta a Don Nello del Raso prendendo il sentiero 330, ben segnalato(grazie a dei frequentatori abituali che ogni tanto rinnovano le bandiere con vernici naturali), si percorre lo sterrato incontrando una piccola falesia utilizzata dagli appassionati dell’arrampicata sportiva dove si inizia a salire per far visita alla Croce di ferro(612 s.l.m.)o continuare fino a raggiungere e godere del fresco della Sughereta di Sirividola. Sono presenti delle tabelle informative e varie indicazioni tra cuifonte Bologna con il rifugio e l’area attrezzata per pic-nic con panche in legno, un angolo verde dove riposarsi e rimanere immersi nella natura e il suo silenzio. Continuando si inizia a scendere verso l’hotel Torre Sant’Angelo incontrando fontana vecchia, ad oggi riparo e riserva d’acquaper le mucche al pascolo ed altre specie animali. Tanti visitatori in base al periodo e alla crescita vegetativa potranno avvalersi di una vecchia cisterna e ruderi di costruzioni di epoca Romana. Da li a poco si scende verso Tivoli con la soddisfazione di essersi goduti un angolo di pace ed essersi dedicati del tempo per la propria persona.

Il laghetto di San Benedetto

I luoghi dell’anima

Abbiamo la fortuna di avere nel nostro territorio delle aree naturali dove poter ritrovare se stessi o per lo meno trovare momenti di riflessione o d’intimità personale. Un bacino naturale con un getto d’acqua del fiume Aniene, uno dei tanti laghetti naturali che si possono trovare, ma questo in particolare ha delle vicissitudini importanti. Legami forti con la vita Monastica, fu “Teatro del miracolo del falcetto di San Benedetto” della quale dal Santo prende il nome, ma aneddoti la legano anche alla storia Romana e raccontano che l’Imperatore Nerone quando si stabilì a Subiaco, vicino la sua imponente villa delle quali rimangono ancora oggi resti oltretutto visitabili, fece costruire tre laghetti per dedicarsi alla pesca. Attualmente l’area del laghetto è tutelata dalla agenzia Asiarca che si occupa per vari periodi dell’anno ad organizzare ed effettuare visite contingentate e in sicurezza per i visitatori. Il sito si trova subito dopo la cittadina di Subiaco, sulla strada che porta a Jenne si incontrano i resti della villa di Nerone e subito dopo la strada scende verso destra dove si può parcheggiare vicino ad un’area pic-nic. Da li, il sentiero scende verso il fiume Aniene dove lo scrosciare delle acque e l’ambiente stesso ci allontanano dalla vita caotica e ci fanno immergere in un misticismo unico. Attraversando il ponte da poco rimesso in sicurezza, si apre la vista alla natura incontaminata fino ad arrivare al bacino dove il salto d’acqua con il suo fragore ci danno quella sensazione di pace e ci lasciano immaginare di essere da soli a meditare nonostante ci si possa scontrare con più visitatori.

Passeggiata a Monte Autore

Monte autore affaccio sulla campagna romana

Escursioni in natura

C’è un luogo per noi Romani dove si può ancora respirare aria pulita e da dove si può godere di una vista eccezionale. E’ Il Monte Autore che con i suoi 1855 s.l.m è la seconda vetta più alta e oltretutto la più panoramica del Parco regionale dei monti Simbruini. Ci sono vari sentieri accessibili in qualunque stagione per arrivare alla sommità. E’ luogo di ciaspolate d’inverno e dove mangiare fragoline di bosco in primavera ma la sua veste più bella è la stagione autunnale dove il visitatore può camminare su di un soffice tappeto di foglie. Uno degli accessi più frequentati e soprattutto più adeguato per passeggiate in famiglia è quello della Monna dell’Orso lasciando la propria auto nei pressi del parcheggio di Campo dell’Osso o avvicinandosi alla seggiovia della pista invernale dove inizia il sentiero con sulla sinistra l’osservatorio astronomico luogo di fotografi che campeggiano aspettando la notte stellata. Passeggiando al fresco sotto la faggeta dopo circa 2 km si raggiungono le Vedute di Monte Autore dalla quale si può scegliere l’itinerario da seguire sia per la cima che per il Santuario della S.S Trinità, meta di numerosi pellegrini e posto proprio sotto le pendici del monte nel comune di VallePietra. Dopo un pò di svago grazie all’area attrezzata con panche e ripari in legno si può prendere il sentiero a sinistra sia sottobosco che scoperto e con circa venti minuti si arriva alla Croce, dove avendo un po’ di fortuna si può godere della vista stupenda sull’appennino centrale. Dal Terminillo al GranSasso, dal Monte Velino alla Majella si riescono a vedere anche le pale eoliche della distesa del Fucino. Osservando sulla destra il Monte Tarino per finire con l’affaccio sulla piana Romana e il mar Tirreno. E’ una di quelle mete che permette senza allontanarsi troppo, di rilassarsi tornando alla propria vita quotidiana soddisfatti di essersi regalati un angolo di natura.